
Dopo due anni di pandemia, Bill Gates ci consegna un libro che in circa trecento pagine può fungere sia da monito che da manuale per il futuro. How to prevent the next pandemic, pubblicato lo scorso 3 maggio dalla casa editrice Allen Lane, ha fatto parlare di sé sin dal momento della sua divulgazione. La pandemia da Coronavirus, infatti, non si è ancora estinta e continua ad affliggere i governi di tutto il mondo con le sue implicazioni sociali, politiche, sanitarie ed economiche, ma Mr. Gates rivolge già il suo sguardo al futuro, cercando di trovare una risposta all’esistenziale domanda che da anche il titolo a questo libro “Come possiamo prevenire la prossima pandemia?”. Il fondatore di Microsoft è fermamente convinto – e personalmente, dopo aver letto il suo libro, mi trovo d’accordo con lui – che imparando dall’attuale pandemia e mettendo in atto una serie di strategie per il futuro, potremo evitare il divampare di una crisi sanitaria globale come quella causata dal Covid-19.
Basandosi sulle opinioni condivise dei maggiori esperti mondiali e sulla propria esperienza nella lotta alle malattie mortali attraverso la Fondazione Gates, in How to prevent the next pandemic Bill Gates espone in modo chiaro e convincente l’importanza di essere più preparati al diffondersi di nuovi virus.
Il libro si articola in nove capitoli più un’Introduzione ed una Postfazione, il cui nucleo fondamentale ruota attorno all’idea che se da una parte le epidemie sono inevitabili, dall’altra le pandemie sono facoltative. Il mondo, quindi, nel pensiero di Gates non deve vivere nella paura della prossima pandemia, ma deve fare i giusti investimenti a beneficio di tutti, nell’ottica di rendere il Covid-19 l’ultima pandemia di sempre.
Come molti ricorderanno, Bill e Melinda Gates si sono impegnati nella lotta al virus fin dai primi giorni, collaborando con esperti interni ed esterni alla Fondazione Gates che da decenni combattono le malattie infettive. Questo impegno ha inevitabilmente portato Mr. Gates a riflettere su molti fattori della risposta alla pandemia che avrebbero potuto essere più veloci ed efficienti.
Partendo dal fatto che i virus respiratori, inclusi influenza e coronavirus, sono particolarmente pericolosi poiché si diffondono molto rapidamente, Bill Gates ci spiega che le probabilità che una pandemia colpisca il mondo sono in continuo aumento; in parte perché l’essere umano con l’urbanizzazione sta invadendo innumerevoli habitat naturali e, di conseguenza, interagisce con gli animali più spesso creando le condizioni che permettono ad una malattia di passare dall’animale all’uomo. Oltre a ciò, altro punto fondamentale da considerare è l’assenza di preparazione tecnica che in generale tutti i paesi del mondo hanno dimostrato nel rispondere al virus. Già nel 2015, nel corso di un discorso alla conferenza TED intitolato The next epidemic? We’re not ready, Gates aveva sottolineato l’importanza di pianificare ogni tipo di scenario – dalla ricerca sui vaccini alla formazione degli operatori sanitari – per evitare il divampare di virus sempre più pericolosi. Ricalcando tale importanza, How to prevent the next pandemic espone come governi, scienziati, aziende ed individui possono costruire un sistema in grado di contenere gli inevitabili focolai così da evitare che questi si trasformino in pandemie. Nello specifico ogni capitolo del libro spiega un diverso passo da compiere per essere pronti e, nell’insieme, tutti questi passi costituiscono un piano per eliminare future pandemie e ridurre le probabilità che la società debba attraversare un altro Covid-19.
Il primo capitolo ricalca l’importanza dell’imparare dalla pandemia causata dal Covid-19. Il punto di partenza è costituito da un’azione repentina. Non a caso, molti dei paesi che hanno avuto un basso eccesso di mortalità – Australia, Vietnam, Nuova Zelanda, Corea del Sud – all’inizio della pandemia hanno testato rapidamente una grande parte della popolazione, isolato repentinamente gli individui risultati positivi e quelli che erano stati esposti al virus, e messo in atto un piano per tracciare, sorvegliare e gestire i casi che avevano attraversato i loro confini. Ovviamente – spiega Gates – così come alcuni paesi ci mostrano cosa fare e come agire, altri ci mostrano il contrario. Non tutti hanno fatto la giusta cosa. Alcune persone si sono rifiutate di indossare la mascherina o di vaccinarsi. Alcuni politici hanno negato la gravità della malattia ed evitato di mettere in atto le chiusure necessarie ad arrestare la diffusione del virus.
Un altro punto fondamentale, più volte rimarcato dall’autore, è che investire nell’innovazione oggi ripagherà in futuro. A questo proposito, nel secondo capitolo Gates sottolinea l’importanza di mettere in campo un corpo globale di esperti il cui compito è studiare come rispondere a malattie che potrebbero uccidere migliaia di persone. In poche parole, il mondo non ha mai investito prima nei meccanismi necessari a prevenire future pandemie ed ora è il momento di farlo.
Oggi, le organizzazioni che lavorano per rispondere alle pandemie sono molte, la più nota è sicuramente la Global Outbreak Alert and Response Network (GOARN) che svolge un lavoro eroico senza tuttavia avere il personale, i fondi o il mandato globale necessari ad affrontare ogni minaccia.
Ciò che dunque Bill Gates auspica è la creazione di un’organizzazione permanente di esperti, completamente retribuiti e preparati ad organizzare, in qualsiasi momento, una risposta coordinata ad un’eventuale epidemia pericolosa. Mr. Gates propone di chiamare questo gruppo GERM – Global Epidemic Response and Mobilization – e di riempirlo di esperti provenienti da tutto il mondo con un’ampia gamma di competenze (epidemiologia, genetica, diplomazia, logistica, modelli informatici, comunicazione, ecc..) i quali, quando non lavorano attivamente sul campo, sono basati nelle agenzie di salute pubblica dei singoli Paesi, negli uffici regionali dell’OMS e nella sede centrale di Ginevra.
A più riprese nel corso del libro, Gates spiega come il lavoro più importante di questo team sarebbe quello di aiutare a gestire le esercitazioni di risposta alle epidemie per verificare se il mondo è pronto per la prossima grande pandemia. Tuttavia, l’impatto del GERM non si limiterebbe a fermare le pandemie, il gruppo, infatti, migliorerebbe anche la salute generale in tutto il mondo, soprattutto nei Paesi più poveri.
Un’altra parte importante della prevenzione è rappresentata dallo studiare e tenere sotto controllo costante il diffondersi dei diversi virus. Infatti, con i giusti investimenti e la giusta preparazione in futuro, durante un’epidemia, saremo in grado di testare rapidamente un elevato numero di persone. Una risposta rapida ed efficiente è inevitabilmente connessa allo sviluppo di sistemi di raccolta dati digitali così da permettere agli uffici di salute pubblica di essere sempre aggiornati sula situazione della propria comunità, nonché alla capacità dei governi di tutto il mondo di stabilire relazioni lavorative con esperti di malattie infettive provenienti sia dal settore pubblico che da quello privato.
Nel quarto capitolo, l’autore approfondisce una tematica che nel corso di questi ultimi due anni di pandemia ha afflitto innumerevoli paesi e governi: la necessità di insegnare ed aiutare le persone a proteggere sé stesse e gli altri. Il modo più utile con cui tutti noi possiamo fare la nostra parte è costituito dalle cosiddette “invenzioni non farmaceutiche” – NPI – (mascherine, igienizzanti, lockdown, ecc..). L’ironia delle NPI è che più sono utili ed efficaci, più è facile che vengano criticate. Tuttavia, come il nostro recente passato dimostra, i lockdown – ad esempio – hanno permesso di alle economie mondiali di riprendersi più velocemente, semplicemente obbligando le persone a stare in casa e salvando così delle vite. Ovviamente, non tutto ciò che i governi hanno messo in atto nel corso dell’attuale pandemia è stato giusto, né tanto meno sarà necessario in futuro ripetere ogni singola azione compiuta nella lotta al Covid-19. In particolare, Gates si focalizza sulla chiusura delle scuole, sottolineando come per l’avvenire non sarà necessario chiuderle per periodi di tempo prolungati, soprattutto se la comunità mondiale sarà in grado di fornire vaccini per tutti nel corso di 6 mesi.
Tuttavia, ciò che funziona per un posto o un paese non funziona necessariamente anche per un altro. I lockdown sono un chiaro esempio di tale disparità. Come spiegato dall’autore, il distanziamento sociale e le chiusure forzate funziona maggiormente per i paesi ed i quartieri più ricchi; questo perché le persone più ricche fanno tendenzialmente lavori che non li obbligano a spostarsi e ad uscire per andare a lavorare e perché possono permettersi di stare chiusi in casa. Di conseguenza, così come è importante sviluppare ed implementare lo studio di nuovi vaccini, nuovi test per le malattie infettive e nuovi trattamenti, allo stesso modo è importante lavorare sulle disparità che affliggono la comunità globale e che, di conseguenza, rallentano il contrastare future pandemie. Sia a livello locale, sia a livello globale.
Un ulteriore tematica ricorrente del libro è che la comunità globale non deve scegliere se prevenire le future pandemie o implementare la salute globale: queste infatti si rinforzano a vicenda.
La più grande scoperta medica di questa pandemia – nonché una delle più importanti degli ultimi decenni – è stata la creazione dei vaccini contro il Covid-19. Uno studio ha rilevato che nel primo anno hanno salvato più di 1 milione di vite e impedito 10 milioni di ricoveri solo negli Stati Uniti.
La creazione e la distribuzione dei vaccini è stata piuttosto rapida, tuttavia ci sono una serie di problemi che necessitano di essere risolti prima che arrivi la prossima potenziale pandemia, come l’enorme disparità tra chi è stato vaccinato e chi no.
È importante ricordare che la rapidità con cui i vaccini contro il Covid-19 sono stati messi in atto dipende in buona parte da una questione di “fortuna”. I coronavirus, infatti, avevano già causato due precedenti epidemie (SARS e MERS), consentendo agli scienziati di imparare molto sulla struttura del virus. In particolare, la comunità scientifica – prima del 2020 – aveva già identificato la caratteristica proteina spike del Covid – le punte del virus simili a una corona di cui sono state diffuse innumerevoli immagini – come un potenziale bersaglio per i vaccini, così quando è arrivato il momento di creare nuovi vaccini, gli scienziati hanno repentinamente capito quale parte del virus era più vulnerabile all’attacco. Nella prossima epidemia – ci mette in guardia Mr. Gates – potremmo non essere così fortunati. Potrebbe essere causata da un virus che gli scienziati non hanno ancora studiato.
Ecco perché, secondo l’autore, la comunità globale deve adottare un piano serio per lo sviluppo, la produzione e la distribuzione di nuovi vaccini per prevenire un’altra pandemia. Tuttavia, è bene tenere a mente la difficoltà e soprattutto i costi elevati di tali processi. La sola produzione è una sfida enorme: per evitare le disuguaglianze che abbiamo visto nel Covid-19, il mondo dovrà essere in grado di produrre vaccini sufficienti per tutti gli abitanti del pianeta entro sei mesi dalla scoperta di un nuovo agente patogeno (circa 8 miliardi di dosi per un vaccino a dose singola e 16 miliardi per una versione a due dosi). Per fare questo Bill Gates propone – nel sesto capitolo – un piano in quattro fasi, a partire dall’accelerazione dell’invenzione di nuovi vaccini.
Tutte ciò necessita inevitabilmente di molta pratica. “Practice, practice, practice”, non ha caso così l’autore ha voluto chiamare il capitolo successivo, nel quale auspica per il futuro una serie di piani di simulazione che aiuteranno la comunità globale ad evitare l’esplodere di future pandemie. Dunque, così come innumerevoli governi spendono milioni in esercitazioni militari, allo stesso modo dovranno in futuro investire in esercitazioni sanitarie che ci renderanno tutti più preparati qualora un altro virus dovesse diffondersi. Tali esercitazioni saranno utili non solo a prevenire ulteriori pandemie, bensì aiuteranno anche i governi ad essere preparati nel caso di attacchi di Bioterrorismo (che consiste nell’utilizzo intenzionale di agenti biologici – come virus, batteri o tossine – in azioni contro l’incolumità pubblica). Proprio la possibilità di un attacco di bioterrorismo è una delle ragioni per cui i governi di tutto il mondo dovrebbero investire più denaro nella ricerca, nello studio e nella prevenzione di malattie che possono “diventare globali”. Inevitabilmente, gli investimenti di denaro pubblico – così come la capacità di affrontare le crisi – sono più semplici e possibili nei paesi più ricchi, fatto che contribuisce enormemente ad acuire le disparità tra paesi sviluppati e paesi non sviluppati o in via di sviluppo. A questo proposito Mr. Gates propone per l’immediato futuro di cominciare a diminuire le distanze tra i paesi ricchi e i paesi poveri, soprattutto in ambito di salute pubblica dato che “dove viviamo e quanti soldi abbiamo, determinano le possibilità che abbiamo di morire giovani o diventare adulti abbienti”. Diminuire le distanze tra i paesi più o meno abbienti non solo contribuisce ad annullare le ingiustizie in termini di salute e sanità, ma aiuta anche a prevenire il diffondersi di nuove pandemie. Dunque, ne beneficiano sia i paesi ricchi sia i paesi poveri.
In conclusione, Bill Gates ci ricorda che investire denaro pubblico nel pianificare e nel prevenire nuove pandemie renderà le persone più sane, salverà vite e ridurrà il divario sanitario tra ricchi e poveri, anche quando il mondo non sia effettivamente di fronte a un’epidemia attiva. How to prevent the next pandemic rappresenta dunque un manuale, un’opportunità non solo per impedire che le cose peggiorino, ma anche per migliorarle. “Non dobbiamo arrenderci – dice Mr. Gates – a vivere nella perenne paura di un’altra catastrofe globale. Ma dobbiamo essere consapevoli di questa possibilità ed essere disposti a fare qualcosa. Spero che il mondo colga questo momento e investa nei passi necessari per rendere il Covid-19 l’ultima pandemia”.
Personalmente ho trovato la lettura di questo libro estremamente interessante, ma soprattutto illuminante. Leggere How to prevent the next pandemic mi ha fatto capire quante cose vengono spesso date per scontate oggigiorno, specialmente per chi come me vive in paesi sviluppati. Dalla distribuzione dei vaccini alla possibilità di trovare dispositivi sanitari o tamponi, tutto è più semplice se ci basta uscire di casa e fare pochi metri per trovare una farmacia. La pandemia da Covid-19 ha colpito tutti i paesi del mondo senza distinzioni, ma la capacità dei governi di rispondere a tale crisi è stata inevitabilmente correlata alla tipologia di paese (ricco o povero, sviluppato o sottosviluppato). Credo, dunque, che la lettura di questo manuale – come tale dovrebbe essere letto – possa rivelarsi estremamente utile, tanto per i singoli individui quanto per i governi stessi.
